Fanfiction: “La Stagione delle Piogge”. Capitolo XIII

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Capitolo XIII

Il tempo scorreva inesorabile e man man che i giorni passavano Bill diventava sempre più inquieto, sempre più assente.

Kora aveva quasi terminato il suo dipinto: il momento della verità era  vicino.

Quasi non riusciva più a vedere suo padre; tutti i giorni si rintanava nel suo studio e non ne usciva nemmeno per i pasti.

Ogni tanto, durante la notte, lo sentiva camminare nervosamente avanti e indietro nella sua camera e spesso, lo aveva sorpreso nella sua stanza a guardare il ritratto di Elena.

Sicuro di non essere visto, dava libero sfogo alle sue emozioni.

Sembrava soffrire molto: quando guardava quel viso impresso sulla tela, aveva una  espressione indecifrabile.

A volte i suoi occhi erano tanto lucidi da poter essere distinti anche nella penombra;

altre volte allungava una mano verso la tela, sembrava quasi volesse accarezzare quel volto….

Kora provava tanta pena in fondo al suo cuore.

Cosa aveva fatto di così grave suo padre da tormentarlo fino a quel punto e per tutti quei lunghi anni?

Il grande Amore della sua vita era apparso al suo orizzonte quando era ancora troppo giovane e forse lui non aveva saputo apprezzarlo, custodirlo, proteggerlo come meritava.

-E invece mi giudicherai e sarai severa probabilmente come lo è stata lei in tutti questi anni- quelle parole continuavano a girarle in testa e più le riascoltava e più aveva paura.

Si aveva davvero paura: paura di non saper capire, di non poter accettare uno sbaglio di suo padre senza poi esserne influenzata e giudicarlo.

Aveva paura delle sue reazioni, di se stessa…di non meritare, forse, la fiducia di suo padre e le sue confidenze.

Si era cacciata in bel guaio quando aveva ritrovato quell’album qualche mese prima; certo non immaginava il polverone che avrebbe sollevato nella sua vita e in quella di suo padre.

Sarebbe stata all’altezza di ciò che le aspettava? Avrebbe saputo sopportare le cose anche dolorose che suo padre avrebbe potuto rivelarle? Soprattutto avrebbe saputo mettere da parte l’amore di figlia verso sua madre?

Christine, sebbene si fosse risposata, non aveva mai smesso di amare Bill…

La mamma, purtroppo non era riuscita a reggere il confronto con Elena e da quanto aveva potuto capire da quelle poche parole scambiate con suo padre, Lei era ancora presente nel suo cuore.

“Povera te Kora!” disse scuotendo la testa prima di spegnere la luce sul comodino.

Distesa nel suo letto, al buio, si voltò su un fianco e guardò fuori dalla finestra: la luna illuminava il cielo notturno, gli alberi, la collina.

“Domani il dipinto sarà finito….domani” sospirò pesantemente poi chiuse gli occhi e si addormentò.

Nella stanza di fronte, Bill continuava a rigirarsi tra le lenzuola.

Domani avrebbe parlato a sua figlia e mentalmente  si preparava il discorso.

Chissà cosa sarebbe accaduto….forse l’avrebbe persa per sempre o forse avrebbe compreso le sue scelte…

continuava a dilaniarsi nel dubbio, a rigirarsi il coltello nella piaga.

Cosa avrebbe pensato di lui dopo averle raccontato tutto? Kora amava sua madre.

Quando era bambina l’aveva vista piangere e soffrire troppe volte per colpa sua; l’aveva  accompagnata troppe volte a casa dei nonni per andarlo a cercare nel cuore della notte in qualche bar di periferia, ubriaco fradicio e sporco del suo stesso vomito.

Che razza di uomo era diventato?

Che razza di marito era stato?… E Kora sicuramente non glielo avrebbe mai perdonato.

Adorava sua madre.

Ricordò tristemente il giorno della loro separazione, quando con forza Christine le strappò la bambina dalle braccia urlandogli che non meritava di essere padre, che non meritava l’amore di nessuno perchè non era capace di amare nessun altro se non se stesso….

Allontanò di colpo le lenzuola mettendosi seduto e stringendosi la testa fra le mani.

“Buon giorno signorina Kora, desidera la colazione?”; Gertrude stava finendo di apparecchiare la tavola.

“Non si disturbi per me. Prendo solo un caffè e una di quelle deliziose ciambelle che prepara tutte le mattine per mio padre”.

L’anziana donna sorrise compiaciuta.

Era la prima volta che la vedeva sorridere e per la prima volta notò i suoi incredibili occhi azzurri che risaltavano di vitalità a dispetto della fitta rete di rughe e dei capelli bianchissimi.

“Sono in cucina, ora vado a prenderle”.

Kora si guardò intorno: suo padre ancora non era sceso.

Sicuramente quella notte non aveva chiuso occhio.

Decise di lasciarlo tranquillo e di fare colazione senza di lui. Quella grande tavola apparecchiata era così desolante….

Gertrude le servì il caffè e la ciambella e stava per allontanarsi quando Kora  le chiese di riferire un messaggio a suo padre.

“Per favore gli dica che questa sera abbiamo un appuntamento importante, che sarò puntuale e che mi aspetto che faccia altrettanto”.

“Ma certo signorina, non si preoccupi”.

Mangiò in fretta poi, prese le sue cose ed uscì di casa ma prima di salire in macchina alzò gli occhi verso le finestre di sue padre.

L’interno era ancora buio e le pesanti tende erano ancora tirate.

“A questa sera papà”.

Le ombre della sera si allungarono velocemente sul chiaro cielo di Amburgo.

Bill, accese la lampada sul tavolino accanto alla chaise long.

Era rimasto a lungo seduto lì, davanti alla finestra a guardare la collina e a riflettere ma la sera era arrivata fin troppo in fretta.

Era ora di andare e, per nessun motivo voleva tardare a quell’appuntamento: l’aveva rimandato per ben ventisei anni.

Tirò un grosso sospiro poi si alzò lentamente, spense l’ennesima sigaretta nel posacenere ormai colmo poi,  prese l’album ed uscì dalla sua stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

Raggiunse il salotto.

Kora aveva trasportato il cavalletto di sotto, accanto al camino e su di esso il dipinto.

Bill restò senza fiato nel vederlo.

Sua figlia era davvero una grande pittrice ed era veramente orgoglioso di lei e del lavoro che aveva fatto.

Il volto di Elena sembrava reale: le labbra erano morbide e rosee ed i capelli, neri e lunghi mossi dal vento…poteva quasi sentire il loro profumo di vaniglia e salsedine, come quel giorno sulla spiaggia.

Quegli occhi scuri sembravano fissarlo benevoli, lo circondavano affettuosi e sembravano dirgli – Avanti, Coraggio. Dì la verità…solo questo potrà salvarti-

“Ciao papà”.

“Ciao tesoro”.

Guardò ancora una volta il dipinto e disse la prima cosa che gli venne in mente per rompere quell’atmosfera gelida che era piombata tra di loro.

“Hai…hai fatto un ottimo lavoro. E’ stupendo”.

Kora si avvicinò a lui e gli appoggiò la testa sulla spalla.

“Sono felice che ti piaccia. E’ tuo. Te lo regalo”.

Bill si voltò a guardarla sorpreso.

“Non vuoi esporlo alla tua mostra? E’…così bello”.

“No. In questo ritratto è racchiusa la tua vita, i tuoi sentimenti e vorrei restituirteli in qualche modo…magari assieme a lei”.

Bill la abbracciò affettuoso.

“Andiamo a sederci….sarà una lunga chiacchierata” e si diressero verso il grande e freddo divano di pelle.

Un attimo prima di sedersi, Bill chiamò la governante che senza farsi attendere arrivò con il suo solito incedere silenzioso.

“Per favore Gertrude, non mi passi telefonate. Non voglio essere disturbato questa sera”.

“Come desidera Signor Kaulitz” e, esattamente come era arrivata sparì alle loro spalle.

“Papà, io”

“Sono stato un vigliacco” la interruppe esordendo.

Kora lo guardava con il cuore che le batteva forte.

“Perchè?” chiese timidamente.

“Perchè l’ho abbandonata quando più aveva bisogno di me….sembra che io non sappia fare altro nella mia vita….lei, tua madre…e anche te”.

Kora aveva un grosso nodo in gola che quasi non la faceva respirare.

“Ti ricordi la foto che mi hai mostrato nel mio studio?”;

Annuì senza rispondere.

“Quel giorno le regalai quel foulard azzurro che aveva legato intorno al suo cappello di paglia. Mi colpì talmente tanto la sua reazione a quel semplice dono, una cosa di poco valore comprata su una bancarella di un negozietto del porto che le giurai che per nessun motivo al mondo l’avrei lasciata. Le confessai che l’amavo come non avevo mai amato nessuno nella mia vita, che saremmo rimasti insieme per sempre perchè mi aveva trascinato nella sua vita, nel suo mondo dove tutto era così pulito, così trasparente, così pieno di calore, di amore per la vita. Più mi innamoravo di lei e più facevo fatica ad accettare quella che era stata la mia vita degli ultimi anni.

Scappammo via, ci isolammo da tutto e da tutti: non esisteva più niente: nè il tempo, nè lo spazio…solo io e lei ed il nostro immenso amore che ci travolse come un fiume in piena. Era una calda sera d’estate e i nostri corpi giovani impazienti di conoscersi, di toccarsi, di appartenersi.

Era poco più di una bambina ma il suo amore era talmente grande…e lo donò a me…capisci?”;

Kora respirava a fatica: quel nodo in gola continuava a stringere e le lacrime cominciarono a salire agli occhi.

“Fu mia…ci amammo per tutta la notte su quella spiaggia deserta…ricordo come se fosse ieri il suo viso illuminato dalla luna e i suoi occhi che risplendevano più delle stelle”.

Il suo sguardo sembrava lontano, perso nel ricordo di quei momenti così importanti.

“Mi disse – Ti amo Bill, ti amerò per tutta la vita e anche oltre- ed io le credetti perchè sapevo che ne sarebbe stata capace. Il suo cuore apparteneva a me per sempre. Fu una notte meravigliosa… la notte più bella della mia vita. Lei mi fece capire cosa significasse sentirsi amati… donarsi ad un’ altra persona  completamente, senza paure, senza riserve; abbandonarsi completamente tra le sue braccia senza il timore di doversi difendere. Era una sensazione così bella, così immensamente grande:  profonda e sconosciuta allo stesso tempo. Mi sentii finalmente un uomo libero, non mi importava più del successo, dei soldi, della carriera….a cosa potevano mai servirmi? Io avevo già tutto. Avevo lei.”

Sospirò con tanta malinconia e i suoi occhi si incupirono leggermente.

“Il giorno che seguì purtroppo segnò l’inizio della fine.

Suo padre ci scoprì sulla spiaggia. L’avevano cercata tutta la notte e quando la trovarono me la portarono via…me la strapparono dalle braccia. Non servì a nulla dire ai suoi genitori che l’amavo più della mia stessa vita. La rinchiusero in casa per giorni senza riuscire a vederci. Intanto David ci telefonò dicendoci di rientrare in Germania. La vacanza era finita e i miei doveri mi riportarono tristemente a quella che era la mia realtà.

Grazie all’aiuto di sua cugina riuscii a farle avere un messaggio dicendole che sarei partito presto e che volevo rivederla, che avevo un miliardo di cose da dirle e che mi mancava terribilmente.

Non so come riuscì a fuggire. Mi raggiunse sulla spiaggia, a quel bar dove ci eravamo dati il nostro primo appuntamento.

Quando mi guardò negli occhi capì immediatamente che quello sarebbe stato un addio.

Iniziò a piangere ancor prima che aprissi bocca.

Cercai di consolarla, le feci mille promesse, la rassicurai che sarei tornato a riprenderla alla fine della primavera e saremmo fuggiti insieme.

Le promisi che sarei tornato alla fine della stagione delle piogge, in quel luogo,  e lei giurò di aspettarmi lì su quella spiaggia per tutti i giorni della sua vita”.

Ad un tratto si interruppe come se non avesse avuto più la forza di continuare.

Kora si avvicinò a lui e gli prese la mano.

La voce era solo un soffio, smorzata da tutte quelle emozioni ma sapeva che non era ancora finita.

Doveva farsi coraggio e porre quella domanda.

“Sei tornato a cercarla?”;

Suo padre indurì la mascella.

Aspettò qualche secondo prima di rispondere.

“No”.

continua

8 pensieri su “Fanfiction: “La Stagione delle Piogge”. Capitolo XIII

  1. Oddio Francesca sto piangendo come una fontana…perchè non è tornato da lei?Il capitolo non può finire così ora voglio la risposta!!!Sono emozionata e commossa…cosa posso dire di più…bravissima hai proprio talento,ma di questo racconto non si può avere una copia certacea quando sarà completo di tutti i capitoli lo vorrei consevare e rileggermelo, è un racconto troppo bello,per favore,grazie!!!!

    • ma dai! Così mi fai commuovere. Grazie mille sei veramente un tesoro. Eh veramente non ho mai pensato di stampare una delle mie storie…magari ci faccio un pensierino XD Cmq sono davvero tanto tanto felice che quello che ho scritto ti abbia trasmesso delle emozioni, mi gratifica molto. Grazie ancora, un bacio

      • Quando leggo un libro mi immedesimo in quello che leggo quindi ti puoi immaginare cosa succede quando leggo questo racconto che parla di Bill…!!!

  2. Dio che capitolo emozionanteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!
    Bello bello bello!
    Basta non dico altro perchè non ci sono parole per descriverlo, sarebbero superflue a riguardo!
    Complimenti ❤

  3. Ciao cara =) come sempre superi te stessa! Capitolo molto emozionante e sento che quello dopo ci riserverà anche di meglio.
    Sei una cattivona ci lasci sempre sul più bello! Ma adoro questa suspense 😉 vorrei poterla leggere tutta d’un fiato senza interruzioni. Riesci a farmi immergere completamente nelle tue storie, ad immedesimarmi nei personaggi, complimenti!

    • Grazie mille, sei tanto gentile. Mi piace scrivere è una delle mie passioni ma ultimamente ho veramente ochissimo tempo e questo capitolo l’ho terminato proprio ieri mattina, pochi minuti prima di postare….un danno. Non sbagli. Il prossimo sarà ugualmente intenso. Dovrò finirlo in tempo e prima di preparare i bagagli. Devi sapere che sabato prossimo compio 18 anni e per festeggiarlo come desideravo, con i miei genitori parto per Stoccolma…non ci sto più nella pelle. Un bacio. Alla prossima.

      • Oh ma che bello! =D non potevi festeggiare in modo migliore! Spero davvero che ti divertirai tantissimo!
        Ti capisco, anch’io ho tanti impegni e poco tempo per scrivere, sto scrivendo il quinto a “singhiozzi” ed è davvero brutto così perchè vorresti buttare su carta un miliardo di cose e invece devi trattenerti.
        Baci

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