Fanfiction: “La Stagione delle Piogge”. Capitolo XVII

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Capitolo XVII

Il caldo sole pomeridiano, filtrava attraverso le fessure delle persiane socchiuse.

Nella penombra di quella camera d’albergo, solo il rumore del condizionatore infrangeva il silenzio.

Bill si voltò su un fianco e socchiuse leggermente gli occhi.

Dove si trovava?

Lentamente, man mano che si risvegliava, i ricordi tornavano alla mente.

Era in Italia, in Toscana….era tornato per cercare Elena.

Il solo sapere di esseri lì per lei, gli procurava il batticuore.

Ma che ore erano?

Si voltò verso il comodino ed afferrò il prezioso orologio: quasi non riusciva a crederci!

Quanto tempo aveva dormito?

Dieci? No, dodici ore di fila!

Erano anni ormai che dormiva solo una o due ore per notte; l’insonnia  era diventata la sua fedele compagna di nottate lunghe e burrascose.

Tirò un enorme respiro: si sentiva bene, rilassato ed era una sensazione così piacevole.

Si sentiva in pace con sè stesso e con il mondo; la sua anima tormentata, aveva finalmente finito di scalpitare e si sentiva  libera.

Il suo cuore era tornato a casa.

In quel momento di tranquillità, sdraiato sul letto e con gli occhi fissi al soffitto capì che aveva fatto la cosa giusta.

……”Papà sono felicissima per te, spero tanto che riuscirai a trovarla. Promettimi solo una cosa”;

“Cosa?”;

“Che non ti arrenderai subito, che alla prima difficoltà non mollerai tutto per tornartene a casa”;

“Kora….”;

Prometti…..per favore”;

“Ok. Ti prometto che farò del mio meglio per trovarla”….

Sorrise ripensando alla telefonata con sua figlia e alla promessa che gli aveva strappato: indubbiamente lo conosceva molto bene.

Senza indugiare ulteriormente, si alzò dal letto e corse ad infilarsi sotto la doccia.

L’acqua tiepida scivolava sui suoi capelli, sui suoi occhi chiusi, sul suo viso, lungo il suo  corpo ancora tonico e il suo bacino stretto; il profumo del bagnoschiuma si diffondeva nel piccolo bagno lasciando le sue note decise e un pò amarognole sospese nell’aria.

Mentre si risciacquava dalla schiuma pensava ad Elena.

Chissà se era davvero ancora lì ad aspettarlo….

Un nodo gli stringeva la gola e sentì il petto schiacciato in una morsa.

Come si sarebbe comportato  davanti a lei?

Cosa le avrebbe detto?

Sarebbe stato capace di sostenere il suo sguardo? Sopportare il rimprovero dei suoi occhi?

I suoi occhi…..quelle piccole stelle scintillanti che gli avevano rubato l’anima, quelle profondissime pozze scure che sapevano leggere ogni piccolo turbamento del suo cuore.

Il solo ricordo gli provocava una ansiosa agitazione.

Ma che diavolo gli stava succedendo?

Si sfregò con più forza la testa e i capelli.

Si stava comportando come un ragazzino!

Era tornato indietro esattamente a ventisei anni prima e riprovava di nuovo quelle emozioni che il tempo aveva sopito.

Uscì dalla doccia, si tamponò il corpo con un telo di morbida spugna poi si avvicinò allo specchio.

Era completamente ricoperto di vapore; lo asciugò un pochino e si guardò: stentò a riconoscere la figura che quello specchio rifletteva.

Il viso disteso, le rughe meno segnate, le labbra che si aprivano in un sorriso e i suoi occhi….

i suoi occhi avevano ritrovato quel colore e quella luminosità che avevano perso da troppo tempo.

Sentiva il cuore battergli forte nel petto e i respiri erano diventati più veloci: si sentiva di nuovo vivo.

Si vestì in fretta, indossò una camicia leggera e dei freschi pantaloni di cotone dal taglio classico che gli fasciavano completamente le gambe e slanciavano la sua figura.

Si pettinò i capelli i capelli ancora bagnati all’indietro poi inforcò gli occhiali da sole, prese le chiavi della camera ed uscì.

La luce accecante del sole lo investì in pieno.

Come era strano, ritrovarsi in quel luogo dopo tanto tempo.

Tutto era così familiare e, allo stesso tempo così diverso.

Quante cose erano cambiate e quante invece erano rimaste intatte.

Camminava lento, si sentiva frastornato, con mille pensieri per la testa ma la destinazione era ben chiara: il porto.

Continuava a  guardarsi intorno con l’aria smarrita di chi manca da tanto  e cerca nei luoghi, negli sguardi dei passanti gli occhi di una persona cara.

Il sole picchiava forte ma la solita brezza fresca, lo accarezzava  donandogli un pò di sollievo.

Aveva dimenticato quanto fosse calda l’Italia.

Ad un tratto, dietro un paio di palazzi che si ergevano dritti contro quel cielo azzurro, si aprì il viale che conduceva al porto.

Si fermò un attimo: aveva paura di non riconoscerlo, che fosse cambiato, diverso da come si ricordava e invece, tutto era rimasto  uguale.

Le barche ancorate ai moli, il solito vocio dei turisti allegri, le bandiere colorate agitate dal vento, il rumore delle tazzine da caffè servite ai banconi dei bar e lo sciabordio delle barche erano i suoni e i colori che aveva portato con sè in quegli anni e adesso li ritrovava esattamente come li aveva lasciati.

Si tolse gli occhiali e si voltò a guardare il mare: era ancora così incredibilmente blu e le onde che si agitavano lungo la grande spiaggia di sabbia scura, agitavano anche il suo cuore.

I ricordi erano diventati tangibili: si rivedeva correre felice assieme ad Elena attraverso quelle stradine, fermarsi al solito caffè e bere un tè freddo, passeggiare mano nella mano, di sera mentre le luci del porto, illuminavano il lungomare.

Poi si voltò verso i negozi e cercò con lo sguardo quella piccola bottega, dove le aveva comprato quel foulard azzurro.

Era ancora lì, con i suoi costumi, le cartoline, i giochi per i bimbi…..

Spinto dall’emozione, si avvicinò e sbirciò all’interno: la vecchia signora dai capelli grigi, che gli aveva fatto il pacchetto con quella carta con i papaveri non c’era più.

Al suo posto, c’era una bella ragazza dai capelli castani e gli occhi chiari.

Incuriosito le si avvicinò e, in perfetto inglese le chiese della vecchia proprietaria.

La ragazza gli rispose dicendogli che era sua nonna.

Dopo anni di duro lavoro, era andata in  pensione e lei aveva preso il suo posto.

Bill si guardava intorno con il cuore gonfio di commozione: sembrava che il tempo si fosse fermato, non era cambiato nulla da allora.

Sembrava che quel foulard l’avesse comprato solo ieri e le parole di Elena riecheggiarono forti nella sua testa:

…..” Grazie Bill; è il regalo più bello che potessi farmi”.

Se fosse rimasto solo un attimo in più in quel negozio sarebbe esploso, così, dopo aver ringraziato la ragazza, uscì di corsa.

Camminò ancora un pò.

Aveva bisogno di riprendersi ma, il suo viaggio nel passato non era ancora finito.

Aveva ancora molti luoghi da ritrovare e altre opportunità per cercare Elena.

Respirò profondamente, indossò di nuovo i suoi occhiali e si incamminò verso il noleggio delle barche.

Era lì che l’aveva vista per la prima volta.

Si sentiva agitato, senza una ragione comprensibile.

Il cuore gli batteva forte nel petto e, quasi senza accorgersene, sulle labbra si disegnò un sorriso.

Qualcosa nel suo animo cominciava a scuotersi: più tornava indietro e più sentiva che si stava riavvicinando ad Elena, si riappropriava dei suoi sentimenti: sentiva sulla sua pelle di nuovo, il calore del suo amore.

Aveva il respiro corto, i brividi lungo la schiena e un leggero tremore alle gambe e, mentre analizzava quello che gli stava succedendo, si ritrovò davanti al vecchio stand in legno con quella buffa insegna.

Il vecchio ufficio era stato ristrutturato e quel portoncino di legno verde aveva lasciato il posto a due ampie porte di vetro scorrevoli.

Bill guardò all’interno cercando di scorgere qualche viso familiare:  il ragazzo cicciottello che guardava Elena con occhi sognanti, adesso era un signore di mezza età, dall’aspetto distinto, i capelli brizzolati  che dava direttive ad un gruppetto di impiegati alle sue dipendenze.

Le barche erano sistemate esattamente come vent’anni prima anche se la flotta era notevolmente aumentata.

Camminò lungo il molo e raggiunse il punto esatto dove era ormeggiata quella piccola barca a remi.

Era esattamente come allora: il caldo torrido, il sole cocente, il vento…..

Ciao….

come un sussurro che si perdeva nelle spire del tempo sentì la sua voce.

Si voltò di scatto, ma dietro di lui, non c’era nessuno.

Che sciocco! 

Si era lasciato influenzare dai suoi sentimenti confondendo i ricordi con la realtà; eppure i suoi occhi vedevano Elena.

La rivedeva davanti a sè proprio come allora: con il suo bel corpo abbronzato, il sorriso dolce, gli occhi scuri  e profondi che scrutavano la sua figura, e i lunghi capelli agitati dal vento.

Dove sei Elena? Io devo trovarti”.

Passò il resto della giornata ritornando nei luoghi in cui erano stati felici.

Ritornò alla pineta.

Noleggiò una bicicletta in paese e ripercorse la strada che avevano fatto insieme quel pomeriggio.

Fece il sentiero in mezzo alla pineta ben cinque volte.

Andava su e giù e si fermava a guardare attentamente ogni signora che passava di lì.

Chissà, forse lo avevano  scambiato per un vecchio pazzo ma, nei loro volti, nei loro movimenti, nei loro capelli, nei loro occhi lui cercava qualcosa che gli permettesse di riconoscere Elena.

A volte pronunciava il suo nome ad alta voce: in fondo al suo cuore, sperava che qualcuna si voltasse….

Sconfitto, si diede per vinto e dopo un pò decise di tornare indietro ma prima sarebbe passato da casa sua.

L’impresa si rivelò più ardua del previsto.

Quelle case adesso, sembravano tutte uguali; guardava attentamente nei giardini, attraverso i cancelli  ma le siepi erano così alte e fitte che non riuscì a distinguere nulla.

Demoralizzato, era sul punto di tornare indietro ma qualcosa lo spinse ad andare avanti.

Verso la fine del vialetto, c’era una villetta, con le persiane rosse e un grosso glicine.

Si avvicinò incuriosito e finalmente un enorme sorriso gli illuminò il volto: l’aveva trovata!

Tutto era rimasto intatto, proprio come allora.

La casa, i colori, i fiori, i profumi tutto era esattamente come allora solo il pino era cresciuto a dismisura.

Suonò il campanello con timore: il cuore gli batteva forte nel petto e l’agitazione stava prendendo il sopravvento.

“Che le dico se mi apre? Ciao sono Bill, ti ricordi di me? Sono il farabutto che ti ha abbandonata ventisei anni fa…..”;

deglutì a fatica mentre la gola era divenuta improvvisamente arida.

Nessuno rispose.

Il cuore batteva ancora impazzito contro la cassa toracica e il respiro era sempre più veloce ma nessuno venne ad aprire.

Le persiane erano chiuse e, sebbene il giardino fosse ben curato, la casa sembrava chiusa.

Da un lato si sentì sollevato: non era ancora pronto a quell’incontro ma dall’altra, cominciava a rendersi conto che trovare Elena era difficile se non addirittura impossibile.

Passò dall’euforia allo sconforto nel giro di pochi istanti.

“Promettimi che non ti arrenderai, papà” 

si ricordò della promessa fatta a Kora ; sospirando si allontanò da quel cancello, salì sulla bicicletta e tornò indietro.

Gli restava un ultimo posto dove cercarla: la spiaggia.

Pedalò più forte che potè, fino quasi a farsi scoppiare i polmoni.

Doveva andarci al più presto e senza pensarci troppo…..

troppi ricordi.

Su quella spiaggia si erano innamorati e quella notte, su quella stessa spiaggia, Elena gli donò il suo amore giurandogli che lo avrebbe amato per sempre e, sempre su quella spiaggia le aveva detto addio.

Arrivò lì sudato, col fiato corto e completamente stordito dai ricordi.

Appoggiò la bici alla staccionata del sentiero e lentamente si avvicinò alla spiaggia.

Ad ogni passo, sentiva che le gambe avrebbero potuto cedere da un momento all’altro.

Aveva le mani sudate e i brividi lungo la schiena.

Camminava a testa bassa come se avesse paura.

Attraversò tutto il sentiero e quando questo terminò in mezzo alla grande distesa di sabbia grossa e scura, si costrinse a sollevare lo sguardo: il sole tramontava su quella immensa distesa blu e con i suoi raggi rossastri inondava il cielo sul quale cominciavano ad allungarsi le ombre della sera.

Si portò una mano al petto e afferrò con forza i lembi della camicia stringendoli.

Si sentiva soffocare.

Il bar dove si erano dati il primo appuntamento era ancora lì con i suoi tavolini bianchi e le sedie dello stesso colore.

Le onde si infrangevano violente sulla sabbia e il vento scuoteva forte i suoi abiti: era tutto proprio come quel giorno, quando il vento le portò via il cappello.

Quel nodo alla gola stringeva sempre di più: Bill indurì le mascelle e strinse forte i pugni.

Nel cielo era spuntata la prima stella della sera mentre il sole era quasi completamente inghiottito dal mare.

“Quanto tempo è passato ma non è cambiato niente Elena. Niente. Io ti amo proprio come allora, più di allora perchè adesso so che cos’è l’amore ma tu non ci sei. La Stagione delle Piogge è finita da un pò ma tu non sei qui. Torna. Torna Elena, ho bisogno di te. Ho bisogno del tuo amore”.

Queste parole gridava il suo cuore mentre il suo sguardo si perdeva lungo la linea dell’orizzonte.

continua

5 pensieri su “Fanfiction: “La Stagione delle Piogge”. Capitolo XVII

  1. Bellissimo capitolo!!! Stuggente, appassionante commovente come anche il brano musicale che lo accompagna…mi hai fatto venire i brividi! Si sente che ti sei lasciata andare con passione nello scrivere sia la storia che in particolare questo capitolo.Grazie di cuore ❤

    • Grazie mille tesoro. Eh lo so che vi ho fatto aspettare tanto ma rima l’influenza, poi sono partita, nel mentre scuola, verifiche e spettacoli di danza e di tempo per la fanfiction non me ne è rimasto nemmeno un pochino ma mi farò perdonare. Da adesso in poi i capitoli arriveranno puntuali(speriamo XD). Adoro questa storia, mi prende moltissimo e non so nemmeno io il perchè. Dovrei avere delle grosse difficoltà a descrivere i sentimenti di un personaggio molto più grande di me che potrebbe essere mio padre eppure scivola che è un piacere. Sono felice che ti sia piaciuto il brano. Gabriel di Yiruma è a dir poco meraviglioso. Adoro Yiruma e vedrai che neiprossimi capitoli ce ne saranno ancora di brani composti e suonati da questo meraviglioso compositore coreano. Un bacio tesoro e grazie mille ancora

  2. Non sai quanto ho atteso questo capitolo! é molto emozionante, sei iuscita a descrivere perfettamente lo stato d’animo di Bill. Sento che il momento del loro incontro è molto vicino e spero che questa volta riuscirai a tenerci meno sulle spine. Ma capisco avrai avuto impegni. E’ lo stesso per me al momento con le mie fan fiction. E’ difficile tenerle aggiornate regolarmente quando c’è da studiare e tanto altro.
    Ti avevo scritto un mp su efp pochi giorni fa =)
    A presto
    Un bacione
    Ele

    • Perdono, perdono, perdono! Scusami tanto sono in ritardissimo lo so. Innanzitutto grazie per il commento. Sono felicissima che il capitolo ti sia piaciuto. Lo so che ti ho fatta aspettare ma ho avuto un pò di impedimenti e poco tempo per scrivere ma non preoccuparti, il prossimo arriverà puntualissimo giovedì, sto finendo di scriverlo proprio in questi giorni. Ho letto il mess su efp scusa se non ho risposto ma non ero a casa. Sono partita qualche giorno. Devo ancora leggere il tuo capitolo, mi dispiace tanto ma rimedierò. Ti faccio gli in bocca al lupo per l’università: so che questo è periodo di esami quindi ti auguro il meglio. Un bacione Ele e grazie mille ancora

  3. finalmente posso scriverti il commento
    stupendo capitolo come sempre, pieno di passione ed intensità!
    il nuovo capitolo lo leggo questo weekend
    ti voglio bene ❤

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