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CAPITOLO 8
Era passato quasi un mese dal giorno in cui Tom le aveva fatto quella sorpresa.
I palloncini colorati avevano fatto la felicità dei bambini della pediatria e le rose col tempo erano appassite ma, il bigliettino Monica lo custodiva gelosamente e nel suo cuore nutriva ancora qualche speranza.
Già doveva proprio essere un’illusa!
Dal quel giorno infatti, non aveva più ricevuto sue notizie ma, del resto era assolutamente prevedibile.
Lui era bello, famoso e soprattutto inseguito da milioni di fan in tutto il mondo…. si era innamorata di un sogno irrealizzabile.
Intanto continuava a studiare e a lavorare duramente.
Alla fine del turno, trovò Inge e Klaudia in sala infermieri che l’aspettavano.
"Allora Monica, ci vediamo alle 10 al Raven";
"dai ragazze, sono troppo stanca, facciamo un’altra sera?";
"Ecco, sei la solita guastafeste! Ormai è deciso e verrai; è una settimana che organizziamo questa uscita e non puoi tirarti indietro";
"Sì, ha ragione Inge, non puoi farci questo; già tuo cugino ci ha dato buca, non osare farlo anche tu!".
Klaudia era da sempre innamorata di Marco e tutte le volte che organizzavano una serata, il primo ad essere invitato era sempre lui.
"Uffa ! e va bene. Ci vediamo lì alle 10".
"Mi raccomando sii molto elegante; questa sera conosceremo un sacco di bei ragazzi e ci divertiremo un casino!";
"Mmm, sei proprio in vena di follie a quanto pare!";
"puoi scommetterci, se solo ogni tanto lo facessi anche tu, non ti vedremmo più con quel muso lungo!":
"Ho capito, farò del mio meglio, contente?".
Tornò a casa.
Monica aveva preso in affitto un monolocale, in un palazzo molto vecchio di Amburgo dove non c’era neanche l’ascensore ma, in compenso era a pochi passi dalla Uke e godeva di una vista strepitosa.
Infilò la chiave nella serratura, aprì la porta ed accese la luce.
Lanciò lontano le scarpe e poi si tolse il cappotto: finalmente….come era piacevole camminare un pò a piedi scalzi.
Andò in cucina e sbirciò nel frigo alla ricerca di qualcosa di veloce da mangiare.
Non aveva voglia di mettersi ai fornelli.
Tirò fuori dell’insalata già pulita, dei pomodori e alcune fette di formaggio.
Si preparò un piatto e poi, come faceva di solito, si sedette sul tavolo e smangiucchiando guardava fuori dalla finestra.
Se l’avesse vista sua madre…."Santo Cielo Monica! stai seduta composta!"; poteva sentire i suoi rimproveri anche adesso che non abitava più con lei.
Non aveva molta voglia di uscire ma, dopotutto le sue amiche avevano ragione, era una pantofolaia !
Sorrise al pensiero di Inge e Klaudia, loro sì che sapevano divertirsi.
Appoggiò il piatto nel lavandino e poi si infilò sotto la doccia.
Indossò il suo vestito preferito: un abito aderentissimo di seta rosso che esaltava le sue belle linee e faceva risaltare la sua pelle abbronzata.
Lasciò i morbidi riccioli neri sciolti e si truccò con molta cura dedicando particolare attenzione agli occhi.
Indossò solo un braccialetto ed un paio di orecchini d’oro.
Si infilò un paio di decoltè nere dal tacco vertiginoso, poi si infilò il cappotto nero e la sciarpetta di seta rossa uguale al vestito.
Prese la borsetta e le chiavi della macchina ed uscì di casa.
Il locale era molto elegante: grandi divani bianchi e cuscini rossi, piante e fiori ovunque e le luci soffuse e la musica soft lo rendevano un ambiente caldo e accogliente.
Le sue amiche erano già arrivate ed erano comodamente sedute ad un tavolo.
Monica si tolse il cappotto e si avvolse la sciarpetta rossa intorno al collo.
Il suo ingresso non passò inosservato, quel vestito le stava benissimo, esaltava la sua femminilità e allo stesso tempo era elegante.
"Wow, stai benissimo";
"Grazie mille, anche voi siete uno schianto!".
Il cameriere si avvicinò al tavolo: "La signorina desidera ordinare?";
"Sì grazie, un bicchiere di vino bianco";
Inge e Klaudia avevano già ordinato dei drink, ma per i suoi gusti erano un tantino troppo alcoolici.
" Hei Monica, guarda quel tipo lì; no, non girarti subito. Da quando sei entrata non ti ha tolto gli occhi di dosso!":
"Ma dai, così mi metti in imbarazzo…";
"Per forza sei tutta ospedale e università; non si direbbe che hai solo 19 anni":
"Sì, ha ragione Inge, dovresti spassartela; sei giovane, bellissima e conosco almeno una dozzina tra dottori ed infermieri che vorrebbero avere, come dire, una conoscenza con te un pò più approfondita…capisci?";
" Alla perfezione e in questo caso ti dico che ho già avuto questo genere di esperienza e sinceramente non è da ripetere! ".
Nel frattempo il cameriere le aveva portato il suo bicchiere e lei cominciò a sorseggiarlo molto lentamente.
Klaudia fece una battuta cattiva sulla cravatta di un ragazzo che era seduto poco distante da loro e tutte e tre risero spensierate.
Ad un tratto, senza sapere bene il perchè, avvertì l’impulso di girarsi verso l’ingresso e per la sorpresa trattenne il respiro.
Il vino le andò di traverso e cominciò a tossire forte; per l’imbarazzo avrebbe voluto scappare via ma ormai era troppo tardi.
Tom, suo fratello e gli altri ragazzi della band erano appena entrati nel locale e lei avrebbe voluto solo rendersi invisibile.
Appena la vide Tom la guardò con una strana luce negli occhi ed un sorriso aperto e sincero gli si dipinse sul volto.
Si portò una mano al cappello e sollevò leggermente la visiera in segno di saluto.
Monica ricambiò con un cenno della testa mentre gli occhi le brillavano dall’emozione.
" Avete visto chi si è seduto laggiù?";
" Chi ?" chiese Monica fingendo di non averlo visto.
" Tom Kaulitz e la sua band".
" Ah si?" fingendo una indiffernza che era ben lungi dal provare.
" Sì, è proprio quel maleducato! se solo ripenso a quello che ci ha fatto passare…";
" Già"; Monica rispondeva a monosillabi. Intanto Tom continuava a fissarla.
" Guarda proprio da questa parte, secondo me ci ha riconosciute " disse Klaudia;
" Ma figurati se si ricorda di noi ";
"Ha ragione Monica e comunque non roviniamoci la serata ".
Il suo cuore batteva impazzito e non riusciva a smettere di sorridere; mille domande le giravano per la testa e non era sicura di voler conoscere le risposte.
Le sua amiche continuavano a chiacchierare e a divertirsi ma lei non riusciva ad essere rilassata.
Tra lei e Tom c’era un continuo scambio di sorrisi e di sguardi sempre più eloquenti.
Continuava a muovere le gambe sotto il tavolo e a giocherellare col bicchiere; fingeva di partecipare alla conversazione ma tutte le volte che poteva si voltava a guardare verso il tavolo di Tom e tutte le volte i suoi occhi erano incollati a lei.
Doveva assolutamente calmarsi, era agitata e confusa.
Prese il cellulare dalla borsa e finse di aver ricevuto una chiamata.
" Scusate ragazze, cerco un posto meno rumoroso, devo fare una telefonata ";
" ok, ma non metterci molto! ".
Si alzò e cominciò a camminare lungo un corridoio verso una zona più tranquilla.
Sentiva lo sguardo di Tom su di sè e cercò di essere il più naturale possibile ma le gambe sembravano due tronchi.
"Ancora pochi passi e poi potrò respirare di nuovo " pensò.
Appena si fu allontanata tirò un grosso respiro.
"Maledizione Tom, ma perchè mi fai questo effetto?".
Aprì la borsetta e tirò fuori lo specchietto e il rossetto; era talmente nervosa che qualsiasi cosa poteva essere utile a distrarla da Tom.
Si sedette su una comoda poltroncina che dava le spalle al corridoio.
Ma perchè era così agitata, non smetteva di muovere le gambe e mordersi le labbra.
Aprì lo specchietto e cominciò a darsi il rossetto.
" Avevo quasi dimenticato quanto fossi bella".
Una voce inconfondibile alle sue spalle la fece sobbalzare.
"Ciao Monica" ;
Monica chiuse gli occhi e deglutì a fatica, poi sforzandosi di sorridere si voltò lentamente: "Salve Tom, che piacere vederti!";
"Come stai? ";
"bene grazie, a quanto vedo anche tu. Sei in perfetta forma !";
" Sì, non mi lamento " disse Tom; si avvicinò alla poltrocina e si appoggiò allo schienale.
Prese una ciocca dei suoi capelli tra le dita e iniziò a giocherellarci poi le sussurrò piano all’orecchio:"sei assolutmente splendida con questo vestito, hai completamente catturato la mia attenzione dal momento in cui ti ho vista".
Se prima faticava a tenere a freno le proprie emozioni, quelle parole la disarmarono completamente.
Solo Tom era capace di farla sentire così: viva e speciale.
Desiderava solo sentirsi stretta tra le sue braccia ed essere baciata e ad ogni singolo respiro, la voglia di riassaporare le sue labbra diventava sempre più forte e sempre più incontrollabile.
Doveva andare via al più presto o non sarebbe più stata in grado di resistere.
Si alzò dalla poltroncina quasi di scatto, gli porse la mano e disse: "Mi ha fatto molto piacere rivederti Tom"; lui le strinse la mano ma poi si avvicinò lentamente a lei. I Loro volti erano sempre più vicini, il suo profumo sempre più intenso, i loro corpi uno accanto all’altra si sfioravano appena: era una lenta tortura, una dolce lentissima tortura.
Tom la guardava negli occhi con una tale passione e lei temeva che anche lui potesse leggere la stessa cosa nei suoi;gli appoggiò le mani sui fianchi stringendola forte e poi lentamente si chinò a baciarla.
Monica aveva il cuore in gola e priva di ogni volontà gli lanciò le braccia al collo e lo baciò con trasporto.
I baci si susseguirono uno dietro l’altro e le carezze divvennero sempre più audaci.
I loro corpi reclamavano di appartenersi sempre di più mentre Tom le baciava il collo poi in un sussurro le bisbigliò all’orecchio " Ti voglio Monica, voglio fare l’amore con te".
Monica sentì cedere le gambe per l’emozione; desiderava essere sua con tutta sè stessa.
Un colpo di tosse alle loro spalle li riportò alla realtà.
" Mi scusi Signor Kaulitz ma, di là l’aspettano".
Senza mai staccare gli occhi dai suoi Tom disse: Sì, arrivo subito".
Il cameriere si allontanò in fretta e Monica era visibilmente imbarazzata, le guance erano rosse dall’emozione e dalla vergogna ma, forse era meglio così; si era comportata come una ragazzina e comunque quello non era nè il posto nè il momento adatto.
Intuendo ciò che stava pensando Tom le disse:" resta con me stanotte, non andartene mi libero in un attimo e…"
Monica non disse nulla, scosse solo la testa per dire no.
Si allontanò da lui, prese la borsa e se ne andò.
…………………..continua.
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