DSDS 2013 Ep 10 09.02.2013 caps

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Fanfiction: “La Stagione delle Piogge”. Capitolo XX

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Capitolo XX

“Bill…sei proprio tu?”;

Bill annuì senza rispondere.

Elena si specchiava nei suoi occhi marroni e non riusciva a credere che fosse tornato dopo tanto tempo.

Le girava la testa, sentiva le orecchie ronzare e le gambe sempre più molli.

Mille ricordi le tornarono alla mente mentre il suo cuore batteva ancora troppo velocemente.

Entrambi si scrutavano a vicenda ma nessuno dei due aveva il coraggio di aprire bocca.

Erano l’una di fronte all’altro, esattamente come ventisei anni prima e proprio come allora, gli occhi di Elena erano pieni di lacrime.

Sembrava che il tempo si fosse fermato, che i minuti, i secondi, durassero una eternità.

Era tutto così irreale,  sospeso in una bolla,  come se non esistesse più niente: nè il chiasso dei bambini, nè il vento tiepido che scuoteva i loro corpi rigidi ed ansimanti, nè il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia.

C’erano solo loro due, i loro sguardi insicuri, le loro labbra tremanti, i loro battiti impazziti, i loro mille pensieri, le loro mille domande lasciate a vagare…

Poi, d’improvviso qualcosa si sbloccò; le labbra di Bill si aprirono in un sorriso un pò imbarazzato ed Elena, a sua volta, sorrise un pò incerta mentre una lacrima sfuggita al suo controllo precipitò lungo il suo bel viso.

Bill si sentiva inerme; quella tempesta burrascosa di sentimenti e sensazioni gli faceva mancare il respiro mentre Elena, con un gesto rapido, si asciugò  quella lacrima quasi vergognandosene.

“Che…che ci fai qui?”;

“Come stai?”;

Le loro voci si sovrapposero allegramente.

Si guardarono negli occhi e si sorrisero.

“Prima tu”; disse Elena.

“No, prima tu”; rispose Bill.

Elena abbassò lo sguardo: aveva il cuore in tumulto e mille domande le affollavano la testa.

“Che sorpresa…. non-non mi sarei mai aspettata di rivederti”.

Bill annuì ancora una volta senza rispondere.

Il vento le scompigliava i capelli riversandoglieli sul viso.

Era così bella…proprio come allora.

Trovare delle parole che non suonassero patetiche o scontate in quel momento gli risultava veramente difficile.

Quel nodo che gli stringeva la gola gli impediva quasi di respirare.

“Come…come stai?”;

la voce gli uscì un pò strozzata.

Elena gli sorrise dolcemente:

“Sto bene, grazie… e tu?”;

anche lei era a disagio e come lui cercava di controllare le emozioni.

“Bene. Bene”.

La conversazione era uno scambio di battute meccaniche; entrambi erano tesi ed impacciati eppure lei non sembrava affatto arrabbiata.

Era pacata, serena, la sua voce calma e  melodiosa gli trasmetteva una sicurezza che era ben lungi dal provare.

“Quando sei arrivato?” gli chiese ad un tratto.

“Una settimana fa più o meno”;

“E… sei qui… da solo? Voglio dire” si affrettò ad aggiungere: “tuo fratello non è venuto con te?”;

“No. Lui è rimasto a Los Angeles. Sono qui da solo”.

Elena annuì continuando a sorridere.

“E tua cugina? Mi sembra che si chiamasse Alessandra”;

“Oh, lei si è sposata e ha avuto due bambini. Adesso vive a Roma ma torna qui per le vacanze ogni anno. Ti ricordi? Lei e tuo fratello non facevano altro che litigare!” e scoppiò a ridere.

“Già. Discutevano e si rimbeccavano per ogni sciocchezza ma alla fine, erano diventati molto amici”.

“E’ vero”.

“E tu…. tu sei qui …da sola?”;

Elena lo guardava teneramente con quei suoi occhi scuri e grandi.

“Si…. da sola”.

Bill azzardò un pò imbarazzato guardandosi la punta dei piedi:

“Niente marito… o figli?”;

Elena lo guardò di sottecchi:

“Niente figli e…. niente marito”.

Bill tirò un enorme respiro sperando che lei non se ne accorgesse; il suo sguardo era capace di abbattere ogni sua difesa e proprio come tanti anni prima, lo faceva sentire insicuro.

“Tu, invece hai una figlia stupenda”.

Bill sbarrò gli occhi per la sorpresa.

“E’ una ragazza molto bella… ti somiglia molto: ha i tuoi stessi occhi”.

Così conosceva Kora….ma come faceva a saperlo?

“Ho sempre saputo chi fossi, Bill Kaulitz”.

Il cuore di Bill accelerò i battiti.

“Perchè ti meravigli tanto?”;

” Ecco io….credevo che….veramente”; iniziò a balbettare.

“Non preoccuparti. Non ce l’ho con te per aver cercato di nascondermi la tua identità”.

“Davvero?” le chiese come un bambino che è stato sorpreso a rubare dal barattolo delle caramelle.

“Davvero”.

“….In tutto questo tempo tu… tu hai sempre saputo”.

Elena annuì.

“E perchè non mi hai mai detto niente?”;

“Perchè avevo compreso che volevi vivere quella vacanza come una persona qualunque. Volevi solo essere Bill, il ragazzo sensibile e gentile e non la rockstar di successo.  Avevi bisogno di mostrare la parte vera di te: il ragazzo premuroso e un pò imbranato che desiderava tanto avere degli amici e, che  per una volta, non doveva  nascondersi dietro quella maschera di trucco e di bugie”.

Bill chinò di nuovo lo sguardo, non riusciva più a sostenere la luce che sprigionavano i suoi occhi.

“Ora capisco…”; sussurrò appena.

“Cosa?”; gli chiese curiosa.

“Perchè non mi chiedevi mai niente, non mi facevi mai domande… “.

Elena annuì di nuovo sorridendo.

Bill continuava a tenere la testa bassa: ora si sentiva ancora più fragile; ancora più vulnerabile.

Continuava a ripensare alle parole che aveva appena udito: ancora una volta Elena era stata capace di sorprenderlo.

Sapeva chi era, sapeva dove trovarlo, sapeva che si era sposato, che aveva una figlia….  e non era mai andato a cercarlo per rinfacciargli quella vecchia promessa che non aveva mantenuto.

Perchè?

Quella domanda cominciava a rumoreggiare vorticosamente nei suoi pensieri;

E perchè, dopo tanti anni era ancora lì su quella spiaggia e portava con sè quel vecchio foulard?

“Ti va di fare due passi?”;

quella strana richiesta lo destò portandolo alla realtà.

“Ma certo….con piacere”.

Elena stringeva forte quel cappello e con le dita accarezzava nervosamente il foulard.

“Vivi ancora a Los Angeles?” gli chiese all’improvviso.

“No. Da quando io e Christine abbiamo divorziato sono tornato a vivere ad Amburgo per stare più vicino a Kora”.

“Capisco”.

“E tu? Vivi ancora a Milano? Stai sempre con i tuoi?”.

La vide sospirare e mordersi le labbra.

Forse aveva toccato una nota dolente.

“I miei vivono ancora a Milano.  Io mi sono trasferita a Bruxelles”.

“A Bruxelles? E come mai?” gli chiese curioso;

“Forse non te ne ricordi ma, il mio sogno era diventare ambasciatore”.

Bill cercò di tornare indietro con la memoria ma per quanto si sforzasse, proprio non riusciva a ricordare.

“E ci sei riuscita?”;

Camminavano lentamente, fianco a fianco potevano sentire l’uno il calore della pelle dell’altra ma entrambi facevano molta attenzione a non sfiorarsi.

“No” gli rispose sorridendo poi continuò: ” la carriera diplomatica è riservata pochi eletti. Lavoro all’Europarlamento”.

Bill la guardò carico di ammirazione.

“Deve essere un lavoro molto impegnativo…prestigioso anche”.

“Impegnativo sicuramente ma non prestigioso. Sono la collaboratrice di un membro della Commissione. Traduco documenti, preparo discorsi, mi occupo degli appuntamenti ufficiali….cose del genere”.

“Interessante” replicò cercando di immaginarsela mentre indossava un austero tailler che dettava ordini a destra e manca dietro una grande scrivania.

“E tu? Cosa fai adesso? Di cosa ti occupi?”;

“Continuo a scrivere canzoni. Sono un produttore ma non dirmi che non lo sapevi….”;

“Le ultime notizie che ho di te le ho apprese dai giornali e riguardavano il matrimonio della tua ex moglie. Eri…. molto elegante “.

Bill rimase in silenzio a lungo.

Chissà perchè quelle parole lo colpirono duramente.

Che idea si era fatta di lui in tutti quegli anni? Doveva aver sofferto molto a causa sua. Il tono rassegnato e dimesso con cui aveva pronunciato quelle poche parole  lo scossero profondamente.

Doveva cercare delle risposte e non era certo che Elena fosse disposta a dargliele.

Immaginava quanta sofferenza  le avessero procurato le foto della nascita di sua figlia,del suo matrimonio mentre lei, su quella spiaggia attendeva il suo ritorno.

Si sentì un vigliacco per l’ennesima volta e per l’ennesima volta si vergognò di se stesso e di quello che le aveva fatto.

Certo lei non poteva sapere che tutta la sua vita era stata tormentata dai sensi di colpa e dal vuoto che lei gli aveva lasciato nel cuore.

Non poteva immaginare che il suo desiderio più grande era quello di poter tornare indietro per non ripetere quell’errore.

Non poteva comprendere la solitudine e l’amarezza che erano state sue fedeli compagne durante quei lunghi ventisei anni.

Doveva scoprire se c’era ancora qualcosa di quell’amore che li aveva uniti così profondamente quando erano ragazzini; voleva sapere a tutti i costi se quel sogno che lui aveva infranto poteva essere ricostruito; se le ferite che aveva causato al suo cuore erano finalmente rimarginate o se il suo ritorno ne aveva procurato delle nuove.

Si portò una mano alla testa e si massaggiò nervosamente una tempia sulla quale pulsava vistosamente una vena.

Senza accorgersene, avevano superato il tratto di spiaggia riservato ai lidi ed erano giunti in un tratto un pò isolato di quella grande spiaggia.

Un grande tronco liscio, consumato dall’acqua salata e dalla salsedine sembrava un relitto abbandonato alla deriva.

Elena si sedette e fece cenno a Bill di sedersi accanto a lei.

Entrambi guardavano la linea dell’orizzonte senza dire una parola.

I gabbiani volavano alti nel cielo e si lasciavano trasportare pigramente dal vento.

“E’ tutto come allora” bisbigliò Elena;

Tu, io, questa spiaggia….sembra che il tempo non sia mai passato”.

A quelle parole Bill si animò di speranza e stava per dirle qualcosa quando lei gli appoggiò un dito sulle labbra mettendolo a tacere.

“Non dire niente Bill… non voglio sentire nulla. Non voglio che ti scusi e nemmeno voglio leggere il rammarico nei tuoi occhi”.

Lui la guardava senza capire.

“Il tempo ha lasciato i suoi segni e sono molto profondi. Ognuno di noi sceglie il proprio destino. Tu hai percorso la tua strada….io ho seguito la mia ma niente scuse….niente giustificazioni. Non so perchè sei qui, nè perchè sei tornato dopo tanto tempo…non mi importa”.

Quegli occhi velati di lacrime che lo guardavano fin dentro l’anima gli causarono una fitta allo stomaco.

Era sempre la stessa ragazzina, con tanto amore per la vita e con un cuore generoso e forte che aveva sofferto per colpa sua.

Si era la sua Elena.

La sua Elena.

continua